Serie A, bufera scommesse: sotto accusa anche McKennie e altri 11
Nel silenzio ovattato degli spogliatoi, torna a far rumore una vecchia abitudine difficile da estirpare.
Punti chiave
- Dodici calciatori di Serie A indagati per scommesse illecite su piattaforme non autorizzate
- McKennie, Di Maria e Bellanova coinvolti in giocate su sport diversi dal calcio
- I debiti venivano saldati con bonifici a una gioielleria usata come copertura
- Sanzioni penali lievi, ma FIGC valuta ammende disciplinari e sospensioni sportive
L’indagine coordinata dalla Procura di Milano coinvolge almeno dodici calciatori di Serie A. Il filone riguarda scommesse su sport diversi dal calcio, effettuate su piattaforme non autorizzate. Tra i nomi filtrati spuntano Weston McKennie, ex Juventus, Raoul Bellanova dell’Atalanta e l’argentino Angel Di Maria.
L’inchiesta si concentra su movimenti avvenuti prima del 2023, epoca in cui anche Sandro Tonali e Nicolò Fagioli finirono nel mirino per attività simili. Secondo i magistrati, i due fungevano addirittura da raccoglitori per i giocatori coinvolti, ricevendo bonus su conti gioco in cambio del “servizio”. Un intreccio che va oltre il semplice vizio.
Poker, Rolex e giri di bonifici
Le giocate non si fermavano al calcio: poker online e scommesse su altri sport erano al centro delle attività segrete. Il denaro? Transitava in modo ingegnoso. I calciatori pagavano i debiti con bonifici diretti a una gioielleria milanese, mascherati da acquisti di Rolex e orologi di lusso. Ma i preziosi non lasciavano mai la vetrina: restavano “in saldo” per i gestori delle piattaforme, mentre i giocatori ricevevano solo una fattura, utile per dare una parvenza di normalità.
Il cuore del sistema era una vetrina
Dietro le puntate, i nickname e i conti gioco si nascondeva una regia ben più raffinata. A muovere i fili, secondo gli inquirenti, erano Tommaso De Giacomo e Patrick Fizzera, operatori di piattaforme illecite. A supportarli, tre manager di una gioielleria di Milano: Scinocca, Parise e Piccini.
Era questo il fulcro finanziario delle transazioni: bonifici tracciabili spacciati per acquisti, orologi mai ritirati, debiti regolati senza contanti. Un trucco tanto semplice quanto efficace, che ha trasformato un negozio d’élite in sportello parallelo per puntate proibite.
Scommesse sì, ma con stile
Nessun banale scambio di contanti, nessun messaggio compromettente. Tutto passava per bonifici puliti, intestati a oggetti di lusso mai recapitati. Quando il credito con i gestori delle piattaforme finiva, i calciatori venivano “invitati” a saldare in gioielleria, come se stessero scegliendo un regalo importante. Un sistema elegante nella forma, ma opaco nella sostanza. Le tracce bancarie ci sono, e sono quelle a spingere ora la Procura a scavare più a fondo.
Tra Procure e Federazione: il doppio binario
Sul fronte penale, i calciatori coinvolti rischiano poco: basterà una multa per chiudere il capitolo giudiziario. Ma sul piano sportivo, le conseguenze potrebbero essere ben più pesanti. I documenti dell’indagine verranno trasmessi anche alla Procura Federale della FIGC, che valuterà eventuali violazioni dei codici interni.
Pubblicità indiretta, uso di piattaforme vietate, crediti concessi da soggetti terzi: il quadro si complica. Le decisioni non spetteranno ai tribunali, ma alla giustizia sportiva, che potrebbe optare per sospensioni, ammonimenti o richiami ufficiali. La palla, ora, è nel campo della Federazione.
Dietro la maglia, una fragilità mai allenata
Il calcio continua a essere vetrina e rifugio, ma anche specchio di abitudini difficili da estinguere. In un mondo che pretende rigore e disciplina, le zone d’ombra restano ampie, spesso protette da silenzi condivisi. Le scommesse non sono solo una questione di regole: raccontano di solitudini, pressioni e fragilità a cui nessun ritiro prepara.
Oggi tocca alla FIGC prendere posizione, ma il problema scorre più in profondità. Perché certi errori non si curano con una squalifica, ma con una cultura nuova. Meno tollerante, più lucida.
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